LA MUSICOTERAPIA COME TRATTAMENTO PER IL RITARDO MENTALE E DISTURBI ASSOCIATI
La musicoterapia favorisce lo sviluppo di una comunicazione tendenzialmente non verbale col conseguente ampliamento di possibilità espressive, permettendo quindi una differenziazione del processo di interazione; ad essa viene attribuita una notevole capacità nel favorire l’emergere e l’esprimersi di contenuti emozionali, in quanto si avvale della capacità della musica di rappresentare un oggetto intermediario, quasi un’offerta all’interazione con la quale possono essere aggirati livelli di comunicazione patologicamente pre-determinati.
La musicoterapica applicata alla disabilità mentale sta nella ricerca di quelli che sono i fondamenti psicobiologici e concettuali che supportano l’ipotesi dell’efficacia di un trattamento che si avvale della musica quale agente terapeutico.
Le ricerche sulla psicobiologia degli effetti musicali dimostrano che la musica, quale stimolo sonoro, è unica nel potere di aprirsi la strada nella mente e nel corpo direttamente, quali che siano il livello di intelligenza e la situazione psico-fisica del soggetto: in misura più o meno consistente, quindi, stimola i sensi, suscita sensazioni ed emozioni ed elicita reazioni fisiologiche e mentali.
La musica ed in particolare il suono agiscono indipendentemente dal quoziente intellettivo dei pazienti: il trattamento musicoterapico, soprattutto per i soggetti con minime capacità prestazionali, può quindi essere considerato una delle tecniche più raffinate per colmare la distanza fra la persona e l’ambiente che gli sta intorno, in quanto crea un contatto diretto su basi psicobiologiche con persone spesso non raggiungibili in altro modo.
La musicoterapia sembra trovare un suo spazio e forse anche un peso terapeutico nei casi in cui sia proprio la comunicazione il problema presentato dal paziente: la musica permette di comunicare attraverso un codice alternativo rispetto a quello verbale e dunque sembra facilitare l’espressione in persone che sono prive di verbalità o che possiedono deficit comunicativi.
La musicoterapia favorisce lo sviluppo di una comunicazione tendenzialmente non verbale col conseguente ampliamento di possibilità espressive, permettendo quindi una differenziazione del processo di interazione: si può giungere ad un miglioramento della qualità della vita dei pazienti con disabilità mentale in termini di comunicazione, di relazione, di socialità.
La modalità musicoterapeutica, soprattutto per i soggetti con minime capacità prestazionali, viene da alcuni proposta come una tecnica efficace per colmare la distanza fra la persona e l’ambiente che gli sta intorno (Boxill, 1985; Nordoff & Robbins, 1995; Scardovelli, 1992), per facilitare un cambiamento all’interno del dominio relazionale e sociale di funzionamento umano (Boxill, 1985).
Ciò suggerisce l’ipotesi che l’approccio musicoterapeutico possa fornire un sussidio nel trattamento della disabilità mentale.
Attraverso l’utilizzo del trattamento musicoterapico possono essere perseguiti diversi obiettivi, consistenti principalmente nel migliorare il comportamento attentivo e adattivo di ogni soggetto, nell’accrescerne la consapevolezza di sé e del proprio corpo, nell’ampliare le sue abilità comunicative e cognitive, nel ridurne i comportamenti devianti (stereotipo, compulsivo, auto-offensivo, violento, impulsivo), nel favorire l’interazione con gli altri soggetti disabili del gruppo, nell’accrescerne la disponibilità al contatto interpersonale e alla socializzazione, favorendo così l’adattamento affettivo e l’espressione di contenuti emozionali.
Il fiammingo EDGAR WILLEMS( nato nel 1891 in Belgio) partì con l’esplorare la sensorialità, studiò l’attenzione di ascolto,procedette scoprendo come l’ascoltare passi attraverso il manipolare, l’avere materiale sonoro il più vario possibile a propria disposizione. Egli piuttosto che imporre ordini si interrogò con i bambini e, con loro, si indirizzò verso la scoperta delle infinite differenze fra i suoni. Era suo obiettivo crescere bambini attenti, consapevoli di ciò che fanno. Il suo modo di procedere con fantasia e creatività permise ai bambini di mantenersi creativi e ottenne bambini che rivelavano musicalità e notevoli capacità di apprendimento. Egli operò sempre in modo creativo-improvvisativo, non si stancava di ripetere che lo strumento ideale musicale è la voce.
Principi e intuizioni
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Canto popolare
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Eutirmia
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Movimenti ritmico-percussivi
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Suoni-ritmi-accenti-parole
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Sensorialità
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Improvvisazioni
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Attenzione d’ascolto
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Gradualità nel procedere
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Rispetto per il bambino
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Esperienza dal vivo
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Fare musica
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L’applicazione dell’approccio integrato Nordoff&Robbins/Orff nel ritardo mentale e nei disturbi di comportamento
Questi due modelli, descrivono l’approccio musicoterapico come un impegno del bambino nella sua attività musicale, costruito momento per momento. Un approccio che si realizza nel divenire del tempo. Il bambino quindi , protagonista attivo nell’improvvisazione musicale. Il lavoro creativo svolto attraverso tale pratica,nell’approccio Nordoff Robbins può liberare le potenzialità rimaste bloccate, attenuare i comportamenti-problema, nel metodo Orff si apre un canale, una comunicazione una partecipazione esplorativa attiva del bambino..
La musica suonata, vissuta è collocata al centro dell’esperienza come sostiene la linea pedagogica Orff e , le risposte musicali costituiscono il materiale principale per l’analisi e l’interpretazione ( Nordoff Robbins).
L’approccio Orff coniuga l’educazione musicale nella prima infanzia con i suoi aspetti terapeutici, infatti parlando di prevenzione nella prima infanzia attraverso la musica non si può prescindere dai principali approcci educativi, dal momento che non si tratta di curare determinate patologie ma di favorire attraverso l’esperienza musicale, lo sviluppo della creatività, della relazione sociale e del benessere generale del bambino.
L’espressione creativa infantile proposta nell’ Orff-Schulwerk nella terapia diventa stimolo, dal momento che il bambino in difficoltà ha la propria modalità di esecuzione nel ritmo, nella melodia. Su questa linea si è sviluppata la terapia, che usa gli stessi mezzi: la parola, ritmo, melodia, movimento e spazio. Il terapeuta deve possedere alcune abilità in ogni seduta: la preparazione,l’azione e la rielaborazione.
I principi di entrambi hanno in comune quindi l’improvvisazione per giungere, attraverso un dialogo sonoro,ad un’armonizzazione delle sue funzioni e ad una sua maggiore integrazione: il musicoterapista, attraverso tale strategia può interagire e sintonizzarsi con il paziente. Le tecniche prevedono di improvvisare sul suono prodotto dal paziente, dal suo canto da un suo ritmo. Queste tecniche musicoterapiche sono atte a migliorare la qualità della vita della persona, di sviluppare le loro qualità e risorse, il punto di inizio dell’intervento riabilitativo è rappresentato dalle abilità emergenti del soggetto che si cerca di valorizzare al massimo.
Se nella linea pedagogica di Orff, il bambino esplora, suona con il corpo, attraverso i sensi da qui una dimensione quindi plurisensoriale, nel metodo Nordoff –Robbins “improvvisa, crea” e la comunicazione non verbale è un valore universale dell’umanità, è un processo creativo, non ripetibile. Queste due linee riescono a coniugare la potenzialità di espressione dei vissuti emotivi attraverso i linguaggi artistici come la pittura, la danza, finalizzati alla cura della persona e alla qualità della sua vita.
L’uso delle arti come strumento terapeutico ha preceduto la medicina vera e propria e per questo è possibile pensare alla figura dello sciamano, l’uomo-medicina, che attraverso l’uso della musica, come della danza e delle maschere, libera l’individuo dagli spiriti maligni che ne hanno turbato l’equilibrio di salute. Nel corso dei secoli, musica, canto, poesia, teatro e danza hanno rappresentato la più alta espressione di un equilibrio tra armonia e salute.
Nel caso quindi di queste due modalità terapeutiche va sottolineato che il processo creativo permette la mobilitazione delle risorse interne insite in ogni individuo.
E’ ormai documentato che la musica ha effetti su varie componenti cerebrali. In particolare sulla psiche, sull’attività elettrica cerebrale e sulla plasticità neuronale, sul sistema nervoso simpatico. Il tutto porta a induzione di rilassamento e riduzione dello stress, miglioramento delle capacità attentive, e un miglioramento del tono dell’umore.